lunedì 30 aprile 2018

Parlami di Dio

Passando per il campo ho chiesto al mandorlo: "fratello mandorlo, parlami di Dio!"... e il mandorlo si coprì di fiori.

Uscendo nel giardino ho chiesto al passero: "Fratello passero, parlami di Dio!"... e il passero cinguettò felice.

Entrando dentro il bosco ho chiesto agli alberi: "Fratelli alberi, parlatemi di Dio!"... e gli alberi si mossero col vento.

Ho scoperto l'amore del mio Dio dentro i gesti quotidiani di bontà.

Ho sentito dentro il pane di ogni giorno il sudore, la fatica e l'onestà.

Ho gustato dentro il calice del vino la dolcezza, frutto della lealtà.


Saltando per i prati ho chiesto al fiorellino: "Fratello fiore, parlami di Dio!"... e il fiore mi donò il profumo.

Correndo sulla spiaggia ho chiesto al mare blu: "Fratello mare, parlami di Dio!"... e il mare spinse un'onda sui miei piedi.

Guardando su nel cielo ho chiesto alle nubi: "Sorelle nuvole, parlatemi di Dio!"... le nubi mi indicarono il sole.


Padre Sergio Tommasi

lunedì 23 aprile 2018

L'arcangelo Gabriele mi ha salvato la vita


«Ho avuto un incidente d'auto spaventoso e, se sono ancora vivo, lo devo al mio angelo custode», dice l'attore ora a "Ballando con le Stelle"

ROMA – Massimiliano Morra fatica a tenere l'occhio sinistro aperto, ha il corpo ricoperto di lividi e ferite, sente dolore ogni volta che compie il più piccolo movimento e la testa gli fa ancora molto male. «Ho avuto davvero tanta paura, non mi vergogno ad ammetterlo, e penso, anzi, sono sicuro che è grazie a un miracolo se adesso posso raccontarle ciò che mi è accaduto in quel maledetto incidente», mi dice il popolare attore che ora vediamo sia a Ballando con le Stelle su Raiuno, dove danza in coppia con Sara di Vaira, sia nella fiction Furore – Capitolo secondo di Canale 5.

Incontro Massimiliano Morra all'indomani del drammatico incidente di cui è stato protagonista la notte tra sabato 17 e domenica 18 marzo sul Grande Raccordo Anulare di Roma, all'altezza di Tor di Quinto, la stessa notte in cui, poche ore prima, aveva trionfato a Ballando con le Stelle. «Erano circa le tre e io stavo tornando alla mia casa a Zagarolo, a sud di Roma», racconta Morra. «Dopo aver preso parte alla seconda puntata di Ballando con le Stelle, ero andato a mangiare al ristorante con Sara di Vaira, la mia maestra, e con gli altri protagonisti della trasmissione. Era stata una serata divertente, allegra. Però, alle tre ero stanco. Tra l'altro, per tornare a Zagarolo, dagli studi di Ballando con le Stelle, che sono nella zona nord di Roma, mi aspettava un bel viaggio, di almeno tre quarti d'ora. Così ho salutato Sara e gli altri e sono salito sulla mia Cinquecento».

«Le posso chiedere se aveva brindato a cena con i suoi colleghi?».
«Io sono astemio. Ero lucido quando mi sono messo alla guida
».

«Ci può raccontare allora che cosa è capitato?», chiedo.
«Avevo imboccato il raccordo da poco e stavo sulla corsia di sorpasso, ma senza correre: non superavo i centodieci chilometri orari. La strada era praticamente deserta, c'erano solo poche macchine. Ma poi... tutto è accaduto in un attimo: all'improvviso, un'auto che era nella corsia centrale, alla mia destra, ha invaso la mia corsia, senza neanche mettere la freccia. In pratica, mi ha tagliato la strada di colpo. Io andavo più veloce di questa macchina e, quando me la sono ritrovata davanti, ho frenato bruscamente per cercare in tutti i modi di non travolgerla. Così facendo, però, ho perso il controllo della mia Cinquecento. Mi sono ritrovato in testacoda. Ho cercato di riprendere il controllo, ma non ci sono riuscito e la macchina è schizzata contro la barriera della carreggiata esterna, attraversando le tre corsie. L'impatto è stato violentissimo, al punto che la macchina si è cappottata e ha fatto una decina di "capriole". Così, almeno, mi hanno detto perchè io, dico la verità, non rammento nulla di quegli attimi. Ricordo distintamente il testacoda e la barriera che si avvicina... Ma l'impatto mi ha fatto perdere i sensi, perciò quello che è avvenuto subito dopo non lo rammento».

«Quando ha ripreso i sensi?».
«Ho riaperto gli occhi quando la polizia era già sul posto. Alcuni agenti stavano cercando di tirarmi fuori dalla macchina, che era un groviglio di lamiere. Io cercavo di slacciarmi la cintura, ma non ci riuscivo, anche perchè i miei movimenti erano rallentati dai due airbag che, per fortuna, si erano attivati al momento dell'impatto, proteggendomi. Ho ricordi confusi di quei momenti, non so bene come hanno fatto a tirarmi fuori dall'auto. Ricordo che ero sotto shock, questo sì. Non capivo bene che cosa stava succedendo, le persone mi parlavano, ma io non riuscivo a rispondere in modo coerente. Mi hanno invitato a salire sull'autoambulanza e, durante il tragitto per raggiungere l'ospedale, ho cominciato a realizzare che cosa mi stava capitando. Ho chiesto a uno dei paramedici di prendere il mio telefonino in tasca e di chiamare mia madre per avvisarla. Poi ho perso i sensi di nuovo. Quando mi sono riavuto, ero sulla barella, all'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale Sandro Pertini, con i paramedici che continuavano a urlare: "Codice rosso!"».

«Il codice rosso indica che il paziente è in pericolo di vita. Che cosa pensava in quegli attimi?».
«Continuavo a chiedermi: "Ma sono ancora vivo?". Non so perché, ma avevo la sensazione di vedere tutto dall'alto...».

«Come se osservasse la scenza dal Cielo, intende?».
«Qualcosa del genere, ma non so spiegarlo. Non voglio esagerare, ma ho avuto la sensazione che qualcuno mi abbia protetto dall'alto. E credo di sapere chi è stato: l'arcangelo Gabriele».

«L'arcangelo Gabriele? L'angelo che ha annunciato alla Madonna che avrebbe concepito il figlio di Dio?».
«Sì, proprio lui. Mi rendo conto che può apparire pazzesco, ma io sono molto credente, e sono devoto a Dio e ai Santi. E deve sapere che il mio vero nome non è Massimiliano, ma Gabriele: l'ho cambiato quando ho iniziato a fare l'attore, seguendo il consiglio dei produttori».

«Perché i produttori le hanno fatto cambiare nome? Volevano evitare che venisse confuso con Gabriel Garko, che fa parte della loro scuderia?».
«Non so, mi dissero che Gabriele Morra non suonava bene e mi consigliarono di usare il mio secondo nome, Massimiliano. Accettai, ma il mio vero nome, quallo usato dai miei genitori, resta Gabriele».

«Come mai i suoi genitori l'hanno chiamata Gabriele?».
«Era il nome del nonno paterno. E' grazie a lui se a casa mia siamo sempre stati particolarmente devoti all'arcangelo Gabriele. Tra l'altro, le posso dire una coincidenza incredibile? Da qualche anno, la Chiesa ha deciso che san Gabriele si festeggia il 29 settembre. In passato, però, san Gabriele era a marzo e, in particolare, mio nonno lo ha sempre festeggiato il 18 marzo, proprio il giorno in cui ho avuto l'incidente. E anch'io l'ho sempre festeggiato a marzo. Ecco perchè, essendo l'incidente avvenuto proprio all'alba del 18 marzo, mi sono convinto che è stato l'arcangelo Gabriele a salvarmi la vita. Ognuno è libero di non crederci, ma io sento di essere vivo per miracolo. Lei ha visto in che condizioni era la mia auto?».

«Ho visto la foto che pubblichiamo anche su Dipiù», dico.
«Bene, così si può verificare che l'auto era un ammasso di lamiere: per uscirne vivo ci voleva l'intervento di qualcuno Lassù, ne sono certo».

«Questa sensazione di essere protetto dall'arcangelo Gabriele le ha dato più tranquillità in quelle ore?».
«Sì, anche se, a un certo punto, ho avuto davvero tanta paura. E' capitato quando il medico mi ha detto che avevo riportato un trauma cranico e anche dei versamenti ematici nel cervello. A quelle parole, ho pensato di avere una emorragia cerebrale in corso. Ho davvero creduto di morire o, quantomeno, di riportare conseguenze gravi. Per fortuna, però, la situazione era meno grave di quanto temessi. In quelle ore, comunque, mi ha dato serenità anche la presenza della mia maestra di danza, Sara Di Vaira. E' stata la prima a scrivermi dopo l'incidente e si è tenuta in contatto costante con me. Mi ha fatto piacere sentirla vicino».

Di Mattia Pagnini

FONTE: Di Più N. 13
2 aprile 2018




Bella e intensissima testimonianza di Massimiliano Morra, dopo il terribile incidente che ha avuto nel mese di marzo a bordo della sua auto. Bella perchè, grazie a Dio, l'incidente che sembrava potesse avere conseguenze di ben altra portata, si è concluso bene, senza danni troppo rilevanti per la sua salute... intensissima perchè Massimiliano ritiene di essere stato salvato dall'arcangelo Gabriele di cui è sempre stato molto devoto e di cui porta anche il nome. La sua è quindi una testimonianza di grande, profonda Fede, di quelle che veramente non lasciano indifferenti, a prescindere da chi è credente o meno.
Personalmente credo in quanto afferma Massimiliano, perchè penso fermamente che "Lassù" noi abbiamo tanti "protettori" ed "intercessori" potenti presso il buon Dio, dalla Vergine SS., agli Angeli, ai Santi e ai nostri cari che non ci sono più. Ed è veramente bello che ci siano persone che rendano testimonianza di tutto questo.
Con l'augurio più sincero che Massimiliano si riprenda totalmente da questo incidente, certamente questo evento rimarrà per sempre scolpito nella sua memoria e, sono convinto, servirà a rendere ancora più forte e più sentita la sua Fede. E davvero, tanti, tanti cari Auguri per tutto!

Marco

domenica 15 aprile 2018

Dal calciosociale all'impegno civico il passo è breve


A Corviale i ragazzi possono giocare e giocando diventare Giovani Custodi del territorio. Perché lo sport aiuta a maturare una coscienza civile


«Le scuole calcio non possono più trasmettere solo la tecnica, ma hanno il dovere di coltivare nei ragazzi qualità umane che formino una coscienza civile e sociale». Una scommessa vinta da Massimo Vallati insieme agli operatori e volontari dell’associazione CalcioSociale, che dal 2014 offre ai ragazzi del quartiere Corviale di Roma una struttura dove potersi formare alla legalità e all’impegno civico. Una casa dove loro stessi sono i custodi.

Partecipare ad una scuola di calcio sociale non vuol dire solo intraprendere un percorso motorio e agonistico, ma anche incontrarsi e confrontarsi su temi come la lotta alla criminalità, la conoscenza delle mafie, il rispetto ambientale, la prevenzione da dipendenze: un percorso di educazione civica che in quartieri come quello del Corviale rappresenta un punto di rottura con i modelli proposti dalla malavita.

«Giovani Custodi è un momento di formazione che proponiamo ai bambini e ragazzi che frequentano la nostra scuola calcio», racconta Massimo, «un’ora e mezza in cui chiediamo loro di parlare, scrivere e dire la propria su certi temi. Ci rivolgiamo a ragazzi dai 12 ai 15 anni e a bambini dai 9 agli 11 e presto attiveremo un percorso anche per i bambini di 7-8 anni».

Il CalcioSociale è educazione civica

Incontri che nascono dalle stesse esigenze dei giovani del quartiere, dalla loro esperienza di vita e dagli ambienti che frequentano; in testa quelli digitali. «Nel primo incontro di Giovani Custodi abbiamo chiesto loro di mostrare dei post che avevano scritto su Facebook e di commentarli insieme ai loro amici. È stato interessante notare come alcuni ragazzi, davanti gli altri, si dissociavano da ciò che avevano pubblicato: con questa dinamica ci siamo accorti come molti di loro non si rendono conto che quando condividono o postano un contenuto, c’è sempre una conseguenza».

CalcioSociale diventa anche best practice di inclusione sociale. Dopo l’esperienza di questi anni vissuta al Corviale, l’associazione sta facendo rete insieme ad altre realtà sportive che operano in altri quartieri difficili d’Italia, proponendo il proprio modello di azione e i risultati raggiunti insieme ai ragazzi del Corviale. Inoltre, nei prossimi due anni, il percorso offerto da CalcioSociale sarà oggetto di studio di un progetto scientifico europeo che validerà la metodologia di intervento con bambini e adolescenti.

Dallo scorso 30 maggio continuano anche le dirette notturne di RadioImpegno, che dal Corviale racconta le storie, le difficoltà e le vittorie di tante associazioni e realtà che operano nel sociale a Roma. «La città che non vuole arrendersi esiste e lo dimostra il palinsesto della radio, che dallo scorso maggio è stato sempre ricco di contributi. Siamo cresciuti e continuiamo a farlo, perché vogliamo raccontare la capitale delle buone pratiche, sempre alla ricerca di amici e persone “radioimpegnate”. Abbiamo dimostrato che mettendoci insieme siamo più forti di chi ci voleva fermare».

di Ermanno Giuca

24 febbraio 2017

FONTE: Retisolidali



Il calcio è lo sport nazionale per antonomasia qui in Italia, e personalmente trovo che sia un idea stupenda unire questo sport così amato dalla gente (e ovviamente da giovani e bambini in particolar modo) a temi di carattere sociale e civico. In questo modo i nostri giovani possono praticare uno sport che piace loro così tanto e, contemporaneamente, formarsi una coscienza sociale, retta e onesta che li accompagnerà per tutta la durata della loro vita.
E' un idea stupenda che riporto con grande piacere, attraverso questo articolo, sulle pagine di questo blog, con l'auspicio che questa bella idea possa essere ripresa anche da altri sport.

Marco

lunedì 2 aprile 2018

Mantova, muore benestante e senza eredi: lascia sei milioni agli anziani


Con i soldi nascerà un centro Alzheimer

MANTOVA - Ha voluto lasciare il suo patrimonio di oltre sei milioni di euro a chi si occupa dell’assistenza agli anziani. Carla Alberti, vedova Catellani, ha destinato 5 milioni al Comune di Mantova, la sua città; e il resto ad altri centri d’assistenza. La bella storia è stata raccontata ieri, all’apertura del testamento della benefattrice, scomparsa il 5 marzo scorso.
La signora Alberti da giovane aveva lavorato nella Banca Agricola Mantovana, un’istituzione legatissima al territorio (da anni entrata però nella galassia di Montepaschi). In banca aveva conosciuto il marito che negli anni Ottanta era arrivato alla carica di vicedirettore generale di Bam. I regolamenti allora vietavano che una dipendente fosse sposata con un alto dirigente e allora la signora si era dimessa per fare la casalinga. Senza figli, la coppia ha condotto una vita dignitosa e morigerata.

I risparmi erano stati investiti in attività proficue. Alla morte del marito, una decina d’anni fa, il patrimonio era stato seguito da un curatore. E proprio lui, Gianfranco Lodi, in qualità di esecutore testamentario, assieme al sindaco di Mantova Mattia Palazzi, ha illustrato la destinazione dell’ingente eredità. Un milione e 10mila euro sono stati destinati a case di riposo del territorio, non solo in città ma anche dei comuni della provincia. Un lascito di 100mila euro ciascuno è andato all’Airc (associazione per la ricerca sul cancro) e allo Iom (Istituto oncologico mantovano); altri 100mila euro agli Sherpa, gruppo di volontari che assiste assiste i malati terminali. Al Comune sono andati 5 milioni: «Li destineremo a un’opera duratura a favore degli anziani», si è impegnato il sindaco Palazzi. Si tratterà molto probabilmente di una dimora assistita dove potranno trovare posto i malati di Alzheimer, una patologia che non solo nel Mantovano si diffonde ogni anno di più.

di Tommaso Papa

25 marzo 2018

FONTE: Il Giorno