venerdì 25 novembre 2016

Chiara Amirante: “Così abbraccio chi vive disperato nei deserti delle nostre metropoli”


Chiara Amirante, classe 1966, fondatrice di Nuovi Orizzonti: 
Un gran numero di ragazzi è dipendente da droghe, giochi d'azzardo, alcol e sesso nella solitudine più profonda. Ma tendere la mano può riaccendere la speranza in chi l'ha persa. Da quell'intuizione sono nati 210 centri di accoglienza e 5 Cittadelle Cielo. L'ultima inaugurata a Frosinone. 

ROMA
C'è un popolo della notte che vive nei deserti delle nostre metropoli imprigionato nella disperazione. Nelle strade delle nostre città un gran numero di ragazzi, spesso anche figli di buone famiglie, vive dipendente da droghe, giochi d'azzardo, alcol, sesso, nella solitudine più profonda. A loro tendiamo la mano sapendo che un dialogo, un abbraccio, anche un semplice saluto possono riaccendere la speranza in chi l'ha persa


Chiara Amirante, classe 1966, fondatrice di Nuovi Orizzonti, associazione di diritto pontificio impegnata in diverse iniziative sociali, parla con Repubblica il giorno in cui inaugura una "Cittadella Cielo" a Frosinone alla presenza di Andrea Bocelli, Amedeo Minghi, Filippo Neviani (in arte Nek), Raffaele Riefoli (in arte Raf) e suor Cristina Scuccia. Già cinque nel mondo, le Cittadelle sono piccoli villaggi di accoglienza dove chiunque si senta solo, emarginato e disperato, può essere accolto, sostenuto e amato. E dove chi lo desidera possa formarsi al volontariato per poi realizzare nuovi progetti e iniziative nella propria realtà locale.

Come è nata l'idea delle Cittadelle Cielo?

L'idea è nata nel '96 poco dopo aver aperto la prima comunità di accoglienza Nuovi Orizzonti per ragazzi di strada. Avevo iniziato ad andare in strada per mettermi in ascolto del grido del popolo della notte e mi ero resa conto di quante nuove povertà esistono. Allora non immaginavo di trovare tanti ragazzi disperati, anche ragazzi benestanti ma con la morte nel cuore, persone che erano finite in veri e propri tunnel infernali di droga e alcol, prostituzione, schiavitù... giovani con situazioni di vita personali drammatiche. Subito capii che dovevo creare dei luoghi per accoglierli


Cosa fece per loro?
La prima risposta fu appunto accoglierli per fare con loro percorsi di ricostruzione interiore e di guarigione del cuore basati sul Vangelo. Poi, man mano che questo popolo che bussava alle porte della comunità e del mio cuore aumentava nacque il sogno delle Cittadelle Cielo. Dei piccoli villaggi, aperti all'accoglienza di chiunque viva situazioni di grave disagio e con Centri di accoglienza, di ascolto, prevenzione, centri di cooperazione internazionale, formazione e promozione di cultura, centri di spiritualità, preghiera, luoghi di accoglienza per malati terminali, centri accoglienza alla vita. Piccoli villaggi di formazione al volontariato internazionale affinché chiunque lo desideri possa anche a sua volta essere di sostegno ad altri. Cerchiamo di portare la gioia a chi ha perso la speranza, dischiudere nuovi orizzonti a chi vive nel disagio, intervenendo a 360 gradi in tutti gli ambiti del disagio sociale


Quale regola di base vi spinge ad agire?
Soltanto una: l'Amore. L'Amore fa miracoli perché Dio è Amore


Va ancora oggi in strada la notte?
Oggi poco perché sono letteralmente sommersa di lavoro e di richieste di aiuto ma ci sono ormai tantissimi dei ragazzi accolti in comunità e altri che fanno parte di più di mille equipe di servizio che vanno in strada, nelle scuole, nei bar, nelle zone più "calde"...


Cosa fate quando andate in strada?
Semplicemente andiamo incontro ai ragazzi, a chi sta male, a chi è emarginato. Andiamo e iniziamo a dialogare fuori dalle discoteche, dai locali, nelle stazioni ovunque ci siano dei luoghi di aggregazione. Cerchiamo un dialogo vero, profondo. Spesso basta un saluto, un abbraccio, perché il cuore delle persone disperate e sole si apra


Abbracciate i ragazzi?
Anche, sì. Una delle tante iniziative che facciamo in strada si chiama Abbracci Gratis. Per strada offriamo un abbraccio. E da quell'abbraccio può nascere un dialogo, anche profondo. I malesseri sono tanti: dipendenza da droghe, alcol, gioco, bulimia, depressione. I ragazzi sono spesso immersi in situazione di disagio profondissimo. Ma basta poco per cambiare le cose. L'Amore di Gesù è più potente di tutto


Come ha deciso di andare per strada?
E' stato il frutto di una sofferenza, una malattia terribile che non sembrava avere soluzione. Lessi Giovanni 15: Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Scoprii che la gioia piena che Cristo ci dona resiste alle prove più terribili della vita e questo mi spinse ad andare per strada a cercare i più disperati con il desiderio di riaccendere la speranza nei loro cuori


Da quella intuizione sono nate tante realtà. Per dare qualche numero: 210 centri di accoglienza, formazione e orientamento, 78 Centri residenziali di accoglienza, reinserimento e formazione, 57 Centri di ascolto di prevenzione e di servizio, 75 famiglie aperte all'accoglienza, 5 Cittadelle del Cielo nel mondo, 500.000 Cavalieri della Luce impegnati a portare la gioia a chi vive situazioni di grave disagio...
È tutto un miracolo. Come anche l'ultima Cittadella a Frosinone. Oggi presentiamo questa iniziativa al territorio perché vogliamo impegnarci insieme a ogni persona di buona volontà nell'edificare la Civiltà dell'Amore, una società rinnovata dalla forza della solidarietà, della condivisione, della giustizia sociale, dell'attenzione a chi soffre
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di Paolo Rodari

6 novembre 2016

FONTE: Repubblica.it 




Conosco di fama Chiara Amirante e da diverso tempo seguo quello che questa splendida persona, per Grazia di Dio, compie. E ho colto l'occasione dell'inaugurazione della "Cittadella Cielo" di Frosinone, avvenuta il 6 novembre scorso (vedi video sopra), per postare questa bella intervista con lei.
Quanta Grazia, quanta Grazia c'è nelle Opere che il buon Dio compie attraverso questo suo docile strumento, questo suo "pennello" mi sentirei di chiamarla, che è appunto Chiara Amirante, a favore delle persone più bisognose, deboli, sbandate e disperate..... Un "pennello" dicevo nelle mani del buon Dio che, attraverso di lei, compie autentici Capolavori di Amore e Solidarietà che si chiamano Cittadelle Cielo, Comunità Nuovi Orizzonti, Cavalieri della Luce.... e tanto altro ancora. Un vero e proprio fiume d'Amore sgorga da tutte queste Opere meravigliose, l'Amore di Dio che, per parole della stessa Chiara, fa autentici Miracoli, perché Dio è Amore.
Grazie di cuore Chiara, per tutto quello che sei e che fai, sopratutto per essere un docile strumento nelle mani di Dio.... e Lode e Gloria a Dio per tutta la Benevolenza che sempre ci dona in tanti, infiniti modi diversi. Lode e Gloria al nostro buon Dio, sempre e dovunque!

Marco

venerdì 4 novembre 2016

Hanan Al Hroub, la maestra migliore del mondo tra i bambini del campo profughi


La maestra elementare di Betlemme, 5 figli, vincitrice del Global teacher prize 2016, il premio da un milione di dollari per il docente che si è maggiormente distinto nel suo lavoro: "A noi palestinesi hanno portato via la terra perché eravamo ignoranti"

DUBAI
Sono nata e cresciuta in un campo profughi tra violenza, soprusi e tensione quotidiana. Non ho avuto una vera infanzia e invece vorrei che i nostri figli, che tutti i bambini del mondo, potessero ridere, giocare, imparare a convivere in un clima sereno. Sono diventata insegnante per crescere una generazione che sappia vivere in pace

Hanan Al Hroub, 43 anni e cinque figli, maestra elementare nel campo profughi palestinese di Betlemme, ancora non riesce a credere di aver vinto il premio Nobel dei professori, "The Global teacher prize" indetto dalla Varkey Foundation. È la miglior docente del mondo dopo aver battuto altri ottomila candidati. Il sorriso occupa tutto il suo bel volto mentre le immagini della sua terra, dei giorni in classe, tra timori e speranze confinate nel campo, diventano realtà in un fiume di parole.

Cosa dirà ai suoi studenti domani?
Che sono il futuro dell'umanità, che le nostre armi sono solo l'educazione e l'istruzione. Con quelle possiamo cambiare il mondo, farlo diventare un luogo più giusto e pacifico.

Cosa farà con il milione di dollari del premio?
Vorrei usarlo per aiutare chi, di qualunque paese, vuole studiare e non ha i mezzi. O per i professori che vogliono imparare il mio metodo per combattere la violenza e l'aggressività.

Da cosa è nato il suo metodo?
Studiavo letteratura inglese all'università. Un giorno mio marito, mentre tornava a casa con i figli, è stato ferito a colpi di fucile dai soldati israeliani. I bambini hanno assistito impotenti, lo hanno visto a terra, coperto di sangue. Sono rimasti scioccati, non riuscivano più a studiare, ad uscire di casa. Era già difficile prima, vivere tra check pont e arresti. Dopo il ferimento non erano più gli stessi. Allora ho deciso: ho lasciato l'università e sono diventata io la loro maestra, ho cercato di riavvicinarli allo studio con il gioco e, giorno dopo giorno, anche i compagni di scuola hanno cominciato a venire da noi. Imparavano divertendosi. Decidere di insegnare in una vera classe è stato il passaggio successivo


Come insegna?
È difficile per ragazzini che crescono in un clima di violenza, ingiustizia e sopruso concentrarsi, studiare. Diventano facilmente aggressivi perché sono tristi, frustrati dalla realtà. Così quando arrivano a scuola cerco di essere allo stesso tempo un'insegnante e una sorta di genitore che li conosce a fondo, sa le loro debolezze e i loro problemi. Attraverso il gioco li educo ad ascoltare gli altri, a comprendere le opinioni diverse, ad accettare la sconfitta senza rabbia. Creo un clima di collaborazione, fiducia, rispetto. E i risultati si sono visti: meno aggressività, voti migliori


La sua è una vittoria per la Palestina?
Sì, con me hanno vinto tutti i docenti del mio paese. Dedico a loro la mia vittoria e anche a tutti i professori che insegnano in condizioni difficili, a chi come me crede che l'educazione, il sapere, siano le armi per cambiare il nostro futuro, il mondo. A noi palestinesi hanno portato via la terra perché eravamo ignoranti, ma le cose cambieranno. Come dice il verso di un poeta palestinese: "Nel corso del tempo potremo magari fare cose da prigionieri, ma stiamo educando la speranza"


Il Papa ha annunciato la sua vittoria.
Sono ancora incredula che una persona della sua levatura religiosa mi abbia nominata, che abbia ricordato il diritto dei bambini a giocare, ridere, che abbia parlato dell'importanza dei professori nel segnare le vite. Vorrei incontrarlo, le sue parole hanno significato per me che veramente c'è una volontà comune di combattere la violenza e vivere in pace.

di Caterina Pasolini

15 marzo 2016

FONTE: Repubblica.it  



Amare il proprio lavoro, svolgerlo con dedizione e passione, sopratutto quando questo porta frutti di pace e concordia..... ebbene, anche questo è Amore.
Grazie Hanan Al Hroub!

Marco

martedì 1 novembre 2016

La novantenne che a Padova ha lasciato casa a un gruppo di profughi arrivati dall’Africa


Il gesto generoso e controcorrente di Mara Gambato, figlia di emigranti italiani. Ha ceduto la villetta ai profughi e si è trasferita in una piccola casa in città.

Il coraggio non le manca. Nonostante l’età, Mara Gambato, novant’anni già compiuti, ha voluto fare un gesto concreto di straordinaria generosità. Colpita dalle continue stragi nel Mediterraneo, da quei volti di donne e bambini che cercano si sfuggire alla guerra e alla miseria, Mara ha deciso di lasciare ai profughi la sua piccola villetta a Sermeola di Rubano, in provincia di Padova, e di trasferirsi in un piccolo appartamento in città. Con il risultato che adesso dieci profughi del Gambia e della Guinea Bissau sono ospitati nella villetta dell’anziana donna.

Mara ha fatto tutto con semplicità, soltanto attraverso due telefonate. La prima ai nipoti per avvertirli della sua decisione e prepararli all’idea di lasciare la villetta e andare a vivere a Padova. La seconda a don Luca Favarin, animatore della cooperativa “Percorso Vita Onlus”, che si occupa proprio degli aiuti ai profughi. «Mara mi ha raccontato la sua vita, quando da bambina fu costretta ad emigrare con la sua famiglia, proprio come i profughi che oggi aiuta… All’inizio non volevo credere al suo gesto, ma poi ho capito che lo sentiva come una necessità» racconta padre Favarin.


La decisione della donna arriva in un momento molto delicato nella provincia di Padova, e in buona parte del Veneto, sulla gestione degli immigrati. Il sindaco ha perfino scritto un’ordinanza per disincentivare le famiglie ad aprire agli immigrati, come suggerito dalla Prefettura, per motivi di ordine pubblico. Ma tutto ciò non ha fermato la generosità di Mara.

12 maggio 2015

FONTE: Nonsprecare.it


Non posso negarlo, amo le storie di grande generosità e sopratutto amo le persone generose. Quelle persone che, le riconosci subito, ti aprono le braccia e il cuore appena le vedi. Di solito sono persone semplici, umili, ma anche molto attive e laboriose, che non rimangono indifferenti dinanzi ai drammi della vita, e fanno tutto quello che possono per migliorare le cose, per rendere migliore la società in cui viviamo. Come ha fatto questa signora di 90 anni (non è mai troppo tardi per essere generosi), come fanno tante altre persone in ogni parte del mondo.
Impegniamoci sempre al massimo a vivere la vita con altruismo, con generosità, con Amore.... se così faremo la nostra vita sarà molto più bella e il mondo in cui siamo diverrà di gran lunga migliore.

Marco