venerdì 30 ottobre 2015

Lorenzina Guidetti, da un secolo Figlia di S. Paolo



E' bello per me, sulle pagine di questo blog, parlare ogni tanto di anime Consacrate, di persone che donano tutta la propria vita a Dio e al prossimo, nell'Amore, nel lavoro, nella preghiera, nella donazione di sè, nella dedizione e nel nascondimento. Sono anime di cui, nella maggior parte dei casi, non si sa nulla o quasi, vivendo quasi sempre nel nascondimento della propria Vocazione, ma che fanno tanto, tanto del Bene, un Bene spesso nascosto ai più, ma preziosissimo, un Bene del cui vero valore ci potremo veramente rendere conto solamente in Cielo. E certamente queste anime, portatrici di Amore e "parafulmini" per il mondo intero, risplenderanno luminosissime in Cielo come astri brillanti.

Una di queste anime consacrate è Lorenzina Guidetti, all'anagrafe Olga Guidetta, 96 anni, dal 1931 facente parte delle Figlie di S. Paolo, ordine monastico fondato dal Beato Giacomo Alberione.
Consiglio vivamente di guardare questo video, molto bello, intenso, nel quale Lorenzina si racconta, parla di sè, della sua Vocazione, nata prestissimo, e del suo incessante lavoro svolto tra le Figlie di S. Paolo fino ai giorni nostri. Un lavoro che passa anche attraverso la fondazione del settimanale femminile "Così", voluto sempre dal fondatore Giacomo Alberione e dalla co-fondatrice dell'Ordine, Tecla Merlo, una rivista moderna e innovativa che dal 1955 al 1966 si rivolgeva al grande pubblico femminile con argomenti molto attuali come la moda, la formazione, l'attualità e la cultura Cristiana.
La vita di Lorenzina prosegue poi in Missione per il mondo, prima in Asia, attraverso l'India, le Filippine, il Giappone, la Corea, la Malesia, e poi negli Stati Uniti a Boston, quindi come Superiora in Inghilterra e in Australia, prima di far ritorno nuovamente in Italia.

Oggi Lorenzina, vicina ai 100 anni, è ancora una suora presente e vivace, che si occupa sopratutto delle sue consorelle anziane e malate, e passa molto del suo tempo nella preghiera, nella lettura e meditazione delle Sacre Scritture e un pò di corrispondenza.  E come lei stessa dice orgogliosamente alla fine di questo video:
Sono ancora una Figlia di S. Paolo!.
Felice di esserla stata, per 85 anni, e di esserla tutt'ora.


Grazie suor Lorenzina.

Marco 

mercoledì 21 ottobre 2015

Il decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII

Un proposito totalitario: essere buoni, oggi, sempre, con tutti


1) Solo per oggi, cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema della mia vita tutto in una volta.

2) Solo per oggi, avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; non pretenderò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.

3) Solo per oggi, sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.

4) Solo per oggi, mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.

5) Solo per oggi, dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche lettura buona, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell’anima.

6) Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.

7) Solo per oggi, farò almeno una cosa che non desidero fare, e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga.

8) Solo per oggi, mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.

9) Solo per oggi, crederò fermamente, nonostante le apparenze, che la buona provvidenza di Dio si occupa di me come di nessun altro esistente al mondo.

10) Solo per oggi, non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà. Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.


16 aprile 2014

FONTE: Aleteia

lunedì 19 ottobre 2015

Brian Ware, l'uomo che ricicla scatole di pastelli usati per i bambini malati


LOS ANGELES - Riciclare pastelli di cera usati.... chi mai potrebbe pensare a una cosa del genere? Ebbene, qualcuno c'è stato, per l'esattezza Bryan Ware, che ha avuto questa idea durante una serata al ristorante nel 2011. Durante quella cena i suoi figli disegnavano sulla tovaglia di carta con dei pastelli a cera, omaggio della casa, quando fra sé e sé si è posto la domanda di cosa sarebbe stato di quei pastelli, quando sarebbero divenuti così corti da non poter più essere manovrati dalle mani dei bambini. Lo ha chiesto al cameriere del ristorante e la risposta è stata secca: “Li buttiamo via!”.

Da qui è nata l'idea: raccogliere pastelli usati da ristoranti, asili, scuole, supermercati e così via, fonderne la cera colorata e riciclarla realizzando nuovi pastelli con degli stampi speciali. Nel 2013 ha fondato così la "The Crayon Initiative", un associazione no profit che raccoglie, ricicla pastelli di cera usati (evitando che finiscano nella spazzatura) realizzandone di nuovi da distribuire poi nei reparti di pediatria degli ospedali californiani.

Ad oggi (2015) la Crayon Initiative ha donato più di 2000 scatole di pastelli ai bambini californiani, un risultato molto soddisfacente! Nel settembre del 2015 è stata eseguita la prima consegna fuori dalla California, in un ospedale per bambini a New York.

Lo scopo è rendere un po’ più felice la permanenza in ospedali di questi piccoli ospiti” dice Ware: “Il nostro sogno è che l’iniziativa prenda piede ovunque, negli Stati Uniti e non solo. Ma il lavoro è ancora tanto”. (cit.: Corriere della Sera).

Il lavoro da fare è certamente molto, ma fintanto che esisterà della gente come Brian Ware che si prende a cuore la felicità dei bambini malati e che desidera che non si sprechino inutilmente le cose, anche quelle più piccole e a cui nessuno penserebbe, allora possiamo guardare con serenità e ottimismo al futuro della nostra società.
Grazie Brian!

Marco


Settembre 2015

domenica 11 ottobre 2015

Manager e madre di 9 figli. La vita al primo posto.

Classe 1960, nazionalità francese, bionda, occhi azzurri, fasciata in un elegante abito di pizzo bianco, Clara Lejeune è amministratore delegato unico e presidente della General Electrice France un’azienda che conta 10mila dipendenti, sposata con Hervè Gaymard, ex ministro dell’economia francese, e madre nove figli di età compresa tra 4 e 18 anni. «Ma come fa a far tutto?» è una domanda che le rivolgono molto spesso.

«A dire il vero me lo chiede spesso proprio mio marito – risponde divertita – ma non credo di avere un trucco da svelare. Semplicemente ad un certo punto ho abbandonato l’idea di dover fare tutto in modo perfetto e ho capito che l’importante è esserci. Amo mio marito e amo i miei ragazzi, cerco di fare quello che posso, non sempre ci riesco, ci sono giornate in cui tutto fila liscio e altre che sono un disastro, in quel caso semplicemente mi scuso, non sono una super mamma e i ragazzi lo capiscono. Sul lavoro ho imparato a delegare, se ho un appuntamento importante in famiglia esco prima. Non c’è riunione d’emergenza che tenga, non c’è invito di manager, politici e imprenditori importanti che mi trattenga, semplicemente esco. Certo mi sono giocata delle opportunità, ma la mia famiglia viene prima e questo non ha penalizzato in maniera determinante la mia carriera».

Clara Gaymard dice tutto questo con la naturalezza di chi vive una dimensione di normalità simile a tante altre e intuisce che per chi ascolta non sia così. «Noi donne abbiamo la tendenza a voler far tutto, tutto per noi e tutto per i nostri figli. Io mi sono aiutata con poche semplici regole, una è questa: niente cene fuori. Sono i momenti più belli in cui siamo tutti insieme attorno allo stesso tavolo e non me ne priverei mai. Non accetto inviti fuori, non esistono cene di lavoro. Se decidiamo di vedere degli amici li invitiamo a casa oppure andiamo noi da loro, tutti e undici naturalmente. Anche i ragazzi hanno una regola: possono svolgere un’attività extrascolastica e che sia raggiungibile a piedi da casa, non posso accompagnarli tutti e nove a canto, pallavolo, musica, pattinaggio. Per qualcuno questa può essere una scelta penalizzante, io invece cerco di far scegliere ai miei figli quello che li appassiona davvero: una cosa, oltre la scuola, è sufficiente».

Quindi conciliare carriera e famiglia è possibile? «Mi dispiace che si parli di conciliare. Noi donne siamo innanzitutto madri, questo non significa che se c’è la possibilità, non dobbiamo lavorare. Per me è importante che ogni donna abbia la possibilità di scegliere, che se desidera stare accanto ai figli lo possa fare, che se torna al lavoro non venga relegata a fare fotocopie, vorrei che ogni madre potesse vivere la gravidanza, ma anche la propria maternità nel modo più sereno possibile. La mia vita è complicata, ma mi chiedo "chi non ha una vita complicata?"; anche con due figli è complesso, anche stando a casa a curare i figli ci sono le difficoltà. Ecco, io dico che una donna dovrebbe poter scegliere serenamente, perché la serenità nella scelta sarà poi la forza di affrontare le difficoltà. Sento tante madri che si lamentano anche per cose piccole, io mi sforzo e cerco di non farlo. Mi dico "I miei figli hanno diritto ad avere una madre contenta". Per questo il mio dovere è fare il meglio, il resto lo affido serenamente a Dio».

Nello sguardo sicuro di Clara Gaymard sembrano fondersi la serenità e l’umiltà di suo padre Jérôme Lejeune (1926-1994), medico, ricercatore e scopritore della sindrome di Down. Lejeune fu il primo grande oppositore delle pratiche eugenetiche e accanito difensore della dignità della vita. Grande amico di Giovanni Paolo II, fu il primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e nel 2007 è iniziato il processo per la sua beatificazione.

«Ho avuto la fortuna, o forse sarebbe meglio dire la grazia di essere sua figlia, di vivere con lui. Un medico e un ricercatore, che però riusciva sempre ad ascoltarci. Aveva poco tempo, ma ogni giorno veniva a casa per pranzare insieme e allora era tutto per noi bambini, ci ascoltava e stava con noi. Il pranzo era anche il momento in cui papà raccontava quello che faceva sul lavoro. Ancora ricordo di quando ci descrisse questi bambini, con il viso un po’ cicciottello, dallo sguardo particolare, ci raccontava che nessuno li voleva, e che i genitori si vergognavano e lui diceva "Io voglio aiutare questi bambini, sono bellissimi". Era felice di fare questo. Io non sono un medico, sono diversa in tante cose da mio padre, ma nel cuore ho la stessa felicità».

«La vita è felicità» è anche il libro scritto da Clara Gaymard ed uscito in Francia nella quale racconta la sua vita e quella di suo padre. Il segreto per la felicità dunque non è riuscire a fare tutto? «Ci sono cose importanti, e altre urgenti. E molte cose urgenti non sono importanti. Quelle importanti, poi, spesso non possono essere risolte rapidamente, perciò, non vanno fissate come urgenti. La serenità è prenderne atto e fare al meglio quello che si può fare, la felicità è sapere che c’è qualcuno che, per fortuna, ha progetti diversi e più grandi dei nostri».

di Raffaella Frullone

FONTE: http://www.amicidilazzaro.it/it/testimonianze24.htm


Non conoscevo prima d'ora Clara Lejeune, ma devo dire che sono stato ben felice di conoscere un poco della sua storia e di imbattermi in questa bellissima intervista, così ricca di spunti e di insegnamenti, che riporto con grande piacere sulle pagine di questo blog. Più di tutto mi vorrei soffermare su una cosa: sul fatto che Clara, nonostante la posizione socialmente elevata che occupa e il lavoro prestigioso che possiede, ha ben chiaro ciò che nella vita è veramente importante e prioritario: e cioè la Fede e la famiglia su tutto. Valori questi che gli sono stati certamente inculcati da suo padre (altra persona eccezionale), e che lei ha saputo adattare splendidamente nella sua vita. Mi piace molto sottolineare anche la sua umiltà, che trapela chiaramente dalle sue parole, splendida Virtù propria delle persone ricche di spiritualità. 
Fa bene al cuore leggere queste testimonianze.... e lasciatemi dire che è un bene mostrarle e farle conoscere, in una società come quella di oggi dove invece si tende a far vedere quasi unicamente (con le dovute eccezioni) ciò che di non buono c'è attorno a noi. Ma il Bene e le belle persone esistono ed esisteranno sempre.... ed è grazie a loro, all'Amore che ogni persona di buona volontà dona ogni giorno, che si regge e si fonda il mondo intero.

Marco