domenica 28 giugno 2015

Come vivere felici senza soldi e confidando solamente in Dio


Laura era una grafica pubblicitaria. A 54 anni decide di privarsi di ogni bene materiale, di vivere libera confidando solo ed esclusivamente in Dio

Laura Galletti, oggi 68enne, fino ai 50 anni ha avuto una vita come quella di tante altre persone, era una grafica pubblicitaria, anche se si è sempre sentita stretta nei panni dell’impiegata; «in quei ritmi vertiginosi alla Charlot, dove l’uomo diventa un ingranaggio, dove si guadagna tanto ma non c’è spazio per vivere».
E così, intorno ai 54 anni, la perdita della madre e di una cara amica determina la svolta della sua esistenza: «I lutti e le sconfitte fanno affiorare quello che hai realmente dentro». Inizia così per Laura una vita nuova, di devozione religiosa, tra rinuncia e trascendenza. Prima inizia un lungo periodo presso un centro d’accoglienza gestito dalle suore, poi arriva la decisione di privarsi di ogni bene terreno. Il momento cruciale di questo "trapasso spirituale" avviene a Roma, quando «all’improvviso il cielo si colorò di fuxia e rosso». Un «miracolo celeste» che Laura ricambia spogliandosi di ogni materialità, vivendo la Fede come San Francesco, giorno dopo giorno.
«Oggi mi accontento solo di esistere. Per la prima volta mi sento finalmente radicata in qualcosa: in Dio».

Laura non ha una casa «dormo nei cartoni», vive senza cellulare «non telefono mai» e ha fatto voto rigoroso di non toccare il denaro per nessuna ragione, infatti non chiede mai niente a nessuno, meno che meno l'elemosina, e la sua pensione sociale (429 euro al mese) finisce regolarmente a 15 padri del Terzo Mondo
«che così non sono costretti a lasciare la loro famiglia per venire a lavorare in Europa. È un progetto dei carmelitani di Ciampino, si chiama "Adotta un papà nella sua terra"».
Non possiede nulla di nulla Laura, a parte uno zainetto e un borsone da viaggio dove dentro c’è proprio l’essenziale: un pigiama, un paio di magliette, un paio di pantaloni, uno spazzolino da denti. E le sue inseparabili poesie, quelle scritte da lei. Non è però una barbona Laura. E' sempre perfettamente vestita, con sobria eleganza, pulitissima, le mani e le unghie curate, i capelli che sembrano acconciati dal parrucchiere. E un sorriso che le sale dall'anima e fa luce a chi lo guarda. Laura è orgogliosa di questa esistenza, fiera di vivere fuori da «un sistema con regole fatte da altri» dove «i soldi tolgono la libertà di vivere come si vuole». E guai a farle credere il contrario, lei s’infervora: «Io non faccio nessun sacrificio, si può benissimo vivere senza denaro, basta cambiare il concetto di piacere immergendosi totalmente nella spiritualità». Anche perché «l’uomo è l’unico essere nell’universo che ha bisogno del denaro per vivere, ma il denaro crea soltanto povertà».

Laura naturalmente non possiede neppure un automobile e normalmente si sposta tra Roma, Verona e Firenze muovendosi a piedi. Un’epopea primitiva per molti, una «passeggiata di una settimana» per lei. «Basta seguire le indicazioni, prima vado verso la Futa, poi scendo verso Bologna, quindi la statale fino a Verona».
Laura, come detto, si muove solo a piedi e non fa neppure l'autostop: «Niente autostop: non posso chiedere. Ma se Papà (DIO) mi manda un passaggio, accetto volentieri». Con questo sistema ha girato tutta l'Italia ed è arrivata anche in Terra Santa, a Lourdes, a Fatima, a Medjugorje e a Santiago di Compostela, «il Cammino no, non l'ho fatto per intero, perché se vuoi dormire negli ostelli ti serve qualche soldo e poi io non posso andare per sentieri, devo percorrere solo strade statali asfaltate: ho un unico paio di scarpe da farmi durare». Laura s’incammina senza sapere dove andare, «vado dove mi porta il cuore», lei, piccola e gracile, vestita d’umiltà, sperduta in quell’alveare urbano ma eternamente convinta delle sue scelte.
Per i pasti Laura ha imparato ad arrangiarsi, mangiando quello che trova: un panino abbandonato frettolosamente da un impiegato in pausa pranzo, oppure una brioche regalata da qualche barista o da qualche turista. A volte s’intrufola nei buffet delle Giubbe Rosse, oppure alle inaugurazioni di qualche negozio. Anche in questo confida sempre totalmente in Dio perchè 
«ogni giorno è un miracolo». Per lavarsi utilizza i bagni pubblici e per ripararsi dal freddo, durante l’inverno, staziona dentro le librerie o nelle biblioteche. Non bussa mai alla Caritas e neppure agli alberghi popolari perchè «non voglio togliere il posto a chi ha davvero bisogno». Non si preoccupa neppure della sua salute: «Dico a Papà: tu mi hai fatta e tu mi devi aggiustare. Non mi ammalo da anni». In tutti questi anni non ha mai avuto né un crampo per la fame e neppure ha mai subito un furto.
«I miracoli accadono quando disinneschi la paura e il male ha potere solo se gli diamo potere. Vivo con Colui che il male l'ha sconfitto
».

FONTI: Corrierefiorentino.it, Vinonuovo.it, Ilgiornale.it, Stefanolorenzetto.it


Questa storia è davvero diversa da tutte quelle che ho postato finora su questo blog, non parla infatti di grandi gesti di Carità o di Solidarietà, ma mette in risalto un grandissimo attributo del nostro buon Dio (o "Papà" come lo chiama confidenzialmente Laura): la Sua Provvidenza!
Con una scelta decisamente controcorrente e probabilmente contro ogni logica razionale, Laura un bel giorno decide di lasciare la sua "vecchia" vita, che non si addiceva certamente alla sua indole libera e spirituale, e decide di lasciare tutto, ma veramente tutto, per vivere una vita completamente diversa, libera, totalmente affidata alla Provvidenza di Dio. Vivendo come il "passero" del cielo e il "giglio" del campo, camminando costantemente "sulle acque" in confidente e fiduciosa appartenenza al suo (e nostro) Papà, Laura trova così la sua vera "dimensione" di vita, senza che nulla di essenziale le venga mai a mancare.
Il tipo di stile di vita intrapreso da Laura, beninteso, non è per tutte le persone, ciascuno ha la propria strada, ognuno la propria via..... ma questa storia ci insegna quanto buono e premuroso è il nostro buon Dio verso ciascuno di noi, sopratutto verso coloro che in Lui confidano totalmente. Anche noi, come Laura, possiamo avere questa fiducia, anche noi possiamo imparare a camminare con nostro Signore sulle acque..... e se così faremo, qualsiasi sia la nostra strada presente e futura, non rimarremo delusi.

Marco

domenica 14 giugno 2015

Vuoi telefonare a Dio?

- Controlla che il prefisso sia giusto.
- Non comporre il numero senza pensarci bene per non fare una telefonata a vuoto.
- Non irritarti quando senti il segnale di «occupato». Attendi e riprova. Sei certo di avere composto il numero giusto?
- Ricorda che una conversazione telefonica con Dio non è un monologo.
- Non parlare continuamente tu, ma ascolta che cosa ha da dirti Lui.
- Se la comunicazione si interrompe, verifica se sei stato tu ad aver interrotto il collegamento.
- Non abituarti a chiamare Dio unicamente in casi di emergenza, scegliendo solo il numero di pronto intervento.
- Non telefonare a Dio solo alle ore della «tariffa ridotta», ossia prevalentemente di domenica.
- Anche nei giorni feriali dovrebbe esserti possibile una breve chiamata ad intervalli regolari.
- Ricordati che le telefonate con Dio sono senza scatti.
- Non dimenticarti di richiamare Dio che ti lascia incessantemente messaggi sulla tua segreteria telefonica.

N.B. Se nonostante l’osservazione di queste norme, la comunicazione risulta difficile, rivolgiti con fiducia allo Spirito Santo:
Egli riattiverà la linea.
Se il tuo apparecchio non funziona per niente, portalo al seminario di riparazione che si chiama perdono.
Qualsiasi apparecchio è garantito a vita e sarà rimesso a nuovo da un trattamento gratuito.


NUMERI TELEFONICI D’EMERGENZA

Quando sei nel dolore – Giovanni 14
Quando gli uomini ti abbandonano – Salmo 27
Se vuoi essere utile – Giovanni 15
Quando hai peccato – Salmo 51
Quando sei preoccupato – Mat 6,19-34
Quando sei in pericolo – Salmo 91
Quando Dio ti sembra lontano – Salmo 139
Quando la tua fede vacilla – Ebrei 11
Quando sei solo e timoroso – Salmo 23
Quando provi amarezza – 1 Corinzi 13
Se cerchi il segreto della felicità – Col 3,12-17
Per la comprensione del Cristianesimo – 2 Cor 5,15-19
Quando ti senti giù e a disagio – Romani 8,31
Quando vuoi pace e riposo – Mat 11,25-30
Se cerchi rifugio dal mondo – Salmo 90
Quando vuoi certezza cristiana - Rom 8,1-30
Quando sei lontano da casa – Salmo 121
Quando la tua preghiera è arida – Salmo 67
Per una grande opportunità/invenzione – Isaia 55
Quando vuoi coraggio per un incarico – Giosuè 1
Per andare d’accordo con gli altri – Romani 12
Se ti preoccupi per i tuoi affari – Marco 10,23-27
Se sei depresso – Salmo 27
Se il tuo portafoglio è vuoto – Salmo 37
Se perdi la fiducia nelle persone – 1 Corinzi 13
Se le persone sembrano scortesi – Giovanni 15
Se sei scoraggiato per il lavoro – Salmo 126
Se il mondo è troppo piccolo per te – Salmo 19

Numeri Alternativi:

Per affrontare la paura – Salmo 34,7
Per avere sicurezza – Salmo 121,3
Per avere certezza – Marco 8,35
Per avere rassicurazione – Salmo 145,18


martedì 2 giugno 2015

Lì dove abita la tenerezza del Signore


Restituire dignità e speranza alle donne vittime della prostituzione. Per farlo suor Rita Giaretta ha creato Casa Rut, “un luogo che profuma di resurrezione e non di giudizio”


Capivo che volevo abbracciare il mondo con tutto il cuore e che la mia vita volevo donarla, spenderla per le donne. Noi pensiamo che la schiavitù sia stata abolita, che nella nostra società odierna non esista più, che non ci riguardi o che riguardi semplicemente il passato. Invece ci è accanto invisibile, muta! E' nel nostro Paese! La prostituzione è schiavitù femminile, che viola la dignità e il corpo delle donne, costrette a pagare quel pezzo di marciapiede sul quale lavorano con debiti che le legano a vita alla camorra! E mi chiedo... gli uomini? E noi donne? Cosa facciamo? Questa domanda crescente dei cosiddetti "clienti", non riguarda forse noi tutti?”.
Le parole di suor Rita Giaretta pesano come macigni. Impossibile rimanere indifferenti. Smascherano con franchezza rara la cecità comoda a cui ci siamo abituati. Gli occhi grigi attenti, il tono della voce che riesce in una doppia impresa: essere severo, incisivo, forte, ma allo stesso tempo dolce e avvolgente, misericordioso, materno, capace di penetrare il cuore umano, portandolo con immediatezza alle grandi domande della vita. Davvero non si può fare nulla per cambiare le cose, sopratutto quelle che sembrano essere così dagli albori dell'umanità?

In viaggio verso l'amore

Un filo delicatissimo e tutto rosa unisce passato e presente di questa donna coraggiosa, oggi Suora Orsolina del Sacro Cuore di Maria. La vocazione religiosa per Rita Giaretta arriva nella maturità.
Avevo 29 anni e una vita che si stava già svolgendo pienamente. Avevo il mio lavoro di infermiera, tante amicizie, un compagno con cui facevo progetti”. Nell'ambito del lavoro ha un interesse particolare: “Mi impegnavo nel sindacato per la tutela dei diritti delle donne. Mi accorgevo delle ingiustizie, di quanto fosse necessario combattere ogni momento per guadagnarsi certi diritti minimi che poi non erano mai acquisiti, ma un continuo impegno. Ecco, avevo una vita ordinaria, ma sentivo dentro di me una voce, non ancora distinta, che mi faceva capire che nonostante tutto quella non era la mia strada. Un viaggio in India con degli amici missionari mi ha portato al cuore dell'umanità. Lì dove la vita faceva fatica, ecco tutta la dignità, il rispetto per l'esistenza che andava soccorsa. Quella voce iniziava a farsi più nitida, il Signore mi stava chiamando. Ma un altro passo è stato decisivo. Insieme a me, nella clinica privata presso cui lavoravo, c'era una suora orsolina che prestava servizio. Ho iniziato a prendere qualche caffè con lei ma più per sfida, per prenderla quasi in giro, e invece dopo alcuni esercizi spirituali fatti con lei e le sue consorelle, ho capito che quella poteva essere finalmente la strada per me”.


Cuore amante


Rita entra nella congregazione delle Orsoline a Vicenza. La sua scelta si scontra però con l'opposizione dei genitori: “Non capivo perchè tanto dolore potesse essere causato dalla mia volontà di seguire Gesù, ma è scritto anche nel Vangelo”. Nel 1995 lascia Vicenza e viene trasferita al sud. “Per me è stato un passo in più nel realizzare la mia vocazione di donna consacrata. Ho sempre sentito dentro di me questa forza, questo desiderio di andare verso la terra del Sud, lì dove era più necessaria una presenza religiosa, e direi proprio femminile. Lì dove era necessario svelare la tenerezza e il cuore amante di Dio a chi era nel bisogno. Il 2 ottobre 1995, il giorno degli angeli custodi, suor Rita e le sue consorelle si trasferiscono a Caserta. Partono senza un progetto preciso. Si lasciano toccare dalla gente, dalle domande di chi incontrano. “Non è stato facile all'inizio, ma volevamo incarnare quella che Papa Francesco oggi chiama una "Chiesa in uscita". Così, andando in giro per le strade, ci siamo accorte di queste ragazze, spesso minorenni, ridotte in schiavitù e vittime della tratta. Un pugno nello stomaco. Quelle ragazze, quelle donne maltrattate, violentate, fracassate, rese oggetto, chiamavano noi”.

Il giorno delle primule


L'8 marzo 1997, in occasione della festa delle donne, suor Rita e le sue consorelle decidono di andare incontro a queste ragazze. La polizia, che hanno consultato, le ha invitate a desistere, ma loro sono determinate. L'amore è più forte di tutto.
Abbiamo deciso di andare noi in strada, come andava Gesù e come ci insegna il Vangelo, a portare un gesto di tenerezza, un abbraccio d'amore per loro. Con noi abbiamo portato un vasetto di primule e un bigliettino in cui c'era scritto: "Cara amica qualcuno pensa a te con amore". Ricordo la commozione e la delicatezza di quel primo incontro. Loro non si aspettavano che ci saremmo avvicinate. Ricordo la loro paura iniziale, poi l'apertura, le confidenze disperate fino alle preghiere a mani giunte. "Tornate! Tornate! No buono questo lavoro". E da quel momento abbiamo capito che quello era il nostro posto, era il mio!”.

Corpi rigenerati

Per aiutare le donne vittime della tratta nel casertano, pochi giorni a settimana non bastano. Suor Rita vuole fare di più. Inizia a dare una brandina a chi tra violenze sul corpo e debiti da saldare rischia la vita. Le brandine si sommano, si accavallano nel convento, nasce spontaneo il bisogno di disporre di una casa dove accogliere queste giovani creature, spesso madri, sottraendole a un destino che sembra già scritto.
Troppo spesso si dice "c'è sempre stata la prostituzione", ma questa non è una giustificazione per non fare nulla! Qualcosa si può fare, dobbiamo crederci e volerlo. Casa Rut è nata con l'idea di essere casa accogliente, volto della tenerezza di Dio, luogo che profuma di resurrezione e di non giudizio. Sì, di non giudizio. La prima cosa è non giudicare, è amarle nella loro interezza. Queste donne si vergognano, loro sì. E chi le usa no... Perchè? Loro che non riescono a guardarsi allo specchio o che si truccano così tanto da coprire il viso. Non c'è cosa più bella, miracolo più grande che vedere fiorire quei volti, puliti, rigenerati perchè semplicemente amati! Corpi martoriati, spezzati, fracassati che trovano braccia pronte ad abbracciarle e guarirle senza pregiudizi”.

Perchè abbiano la vita

Casa Rut è sorta nel cuore di un condominio, sulla strada che porta alla Reggia di Caserta. “Che bello pensare che la nostra casa è sulla via della bellezza! Siamo verso la bellezza e dentro un condominio che ha imparato a volerci bene e a crescere con noi. E' un movimento che non esclude nessuno. Casa Rut è incastonata in un territorio che cresce con lei e lei con lui. Non si può fare a meno di nessuno. Abbiamo angeli custodi anonimi che lasciano biscotti per le ragazze fuori dalla porta, mamme che cercano babysitter o amici che vogliono insegnare alle ragazze l'italiano. Ricordiamoci che un'ora donata è un'ora di grazia, un'ora che umanizza!”. Il sorriso di suor Rita è un abbraccio materno, caldo.Ho tanti figli e figlie. Al contrario di quanto si possa pensare, tutte le dimensioni umane si sviluppano in questa mia scelta, sento questa abbondanza che è fecondità”.
C'è un versetto del Vangelo particolarmente caro a suor Rita. Casa Rut è stata costruita su queste parole e in esse trova sempre nuova linfa per rigenerare nell'amore donne e amiche che accoglie: “Sono venuto perchè abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). Apriamo occhi e cuore perchè tutti abbiano vita e l'abbiano piena in Cristo.


Sartoria etnica

Nel 2004, grazie all'aiuto di tante amiche e amici, è nata NeWhope ("nuova speranza"), cooperativa sociale che ha attirato un laboratorio di sartoria etnica a Casa Rut. Ad abiti per prime comunioni e a un servizio di riparazioni sartoriali, dal 2008 si affianca anche la produzione di tovaglie, zaini e tanti altri coloratissimi manufatti etnici. L'obiettivo è dare un lavoro e rendere possibile la piena integrità di queste giovani donne nella nostra società, mettendo sempre al primo posto la tutela e la dignità della donna.

Bomboniere della speranza


Un'altra bellissima iniziativa riguarda le "bomboniere della speranza" che si possono ordinare direttamente a Casa Rut o tramite il sito internet della comunità. “Quelle mani che un tempo erano vittime di violenza oggi producono bellezza. Cucendo e assemblando è un pò come se le nostre ragazze ricucissero la loro vita per ricominciare”, dice suor Rita.


di Maria Luisa Rinaldi

FONTE: A Sua Immagine N. 104
3 gennaio 2015


C'è veramente tutto in questa storia: il brutto e il Bello del nostro mondo, della nostra società.
Il brutto che consiste nell'orribile sfruttamento delle donne, trattate come vere e proprie schiave e costrette da uomini senza scrupoli a vendere il proprio corpo ad altri uomini senza morale che di certo non si pongono tanti problemi nel fare quello che fanno.
E poi c'è il Bello, la splendida vocazione di suor Rita Giaretta, chiamata dal Signore ad accuparsi di queste donne, toglierle dalla strada e donare loro quell'Amore e quella Dignità che fino ad ora non avevano avuto la possibilità di avere. E questo è per loro come una rinascita, significa essere rigenerate nello spirito e nel corpo, e poter ricominciare una nuova vita, con degli affetti sinceri e genuini, con un lavoro dignitoso..... tutto quello che fin qui era stato a loro negato.
Questa è la forza dell'Amore, quello Vero, quello che, ci auguriamo tutti, possa trionfare sempre sul male, fino a estirparlo fin dalle sue radici più profonde.

Marco