lunedì 30 marzo 2015

Da allievo a maestro

Entra nella Comunità Villa San Francesco di don Aldo Bertelle con una grave situazione di disagio familiare alle spalle. Un percorso intenso lo aiuta a rialzarsi. E oggi è lui l'educatore di ragazzi in difficoltà

Come un ciclista che in una lunga salita, dall'ultimo posto del gruppo, risale uno a uno gli altri corridori sino a spiccare il volo e tagliare per primo il traguardo. La vita di Giancarlo Ren è un po' questa. Una difficile situazione familiare alle spalle con ripercussioni sul rendimento scolastico e sulla capacità di relazionarsi. Una profonda insofferenza interiore covata per anni e anni. Quindi una scelta che gli cambia la vita. Lasciare casa e approdare nella Comunità Villa San Francesco di don Aldo Bertelle a Pedavena, in provincia di Belluno. Il percorso di fede, la svolta. E' da lì che comincia la sua lunga scalata.

Un passato difficile

Sono arrivato in comunità assieme a mio fratello Silvano nel 1988 – racconta Giancarlo -, avevo 12 anni e lui 11. L'anno dopo ci avrebbe raggiunto nostro fratello più piccolo. In quel periodo la nostra famiglia viveva nell'assoluta povertà. I nostri genitori, a causa delle loro difficoltà personali, non erano in grado di badare adeguatamente a noi tre. Mio padre, con problemi di alcol, aveva solo lavori saltuari. Mia madre è sempre stata molto generosa e ha sempre messo noi davanti a tutto, ma i suoi problemi di udito e la conseguente incapacità di relazionarsi erano un grosso limite per svolgere a pieno le sue funzioni educative. Inoltre, doveva anche far fronte alle inadempienze di mio padre”.
Le prime persone a conoscere le difficoltà di Giancarlo sono le sue catechiste, Lorella prima e Natalia poi. “Erano educatrici prima ancora che catechiste. Raccontavano la vita di Gesù con passione, cosa che mi hanno trasmesso”. Il vero problema di Giancarlo era il contesto della scuola. “Lì avevo difficoltà nell'apprendimento, e nell'ultimo anno di frequenza a Mel, il mio paese di origine, la situazione era divenuta insostenibile. Gran parte dei compagni mi hanno isolato e i professori non hanno fatto nulla per aiutarmi. Un giorno ne ho parlato con mia madre. Avevo deciso che così non volevo continuare. Volevo andare via. In quel periodo si parlava molto di una scuola media con convitto non molto lontano da casa mia. Da quel momento ho lasciato perdere tutto, divenendo impermeabile a qualsiasi situazione si creasse a scuola. Come risultato, ovviamente, è arrivata la bocciatura, ma io ormai ero proiettato all'anno successivo. L'unico contesto dove mi sentivo bene era la squadra di calcio del paese, dove ero considerato al pari degli altri, merito dell'allenatore che per me e i miei fratelli ha sempre avuto un'attenzione particolare, interessandosi a noi anche quando eravamo in comunità”.

L'alba in comunità

L'ingresso in comunità è un toccasana per Giancarlo. “Ho ripreso la scuola e sono ripartito dalla seconda media, in un contesto totalmente diverso da quello da cui provenivo. Sono convinto che per la crescita di un adolescente che presenti difficoltà personali e familiari molto spesso l'allontanamento dal contesto di appartenenza sia utile per la sua crescita educativa. Può spogliarsi della sua storia personale, che a volte è una zavorra troppo pesante da portare, e presentarsi per quello che è. Così viene accettato dal nuovo gruppo e ha più facilità di interagire con i pari”. La fase di rilancio si materializza con il diploma di terza media e dopo un iniziale periodo di difficoltà alle superiori, “dovuto anche al fatto che tornavo a confrontarmi di nuovo con il giudizio di alcuni miei compagni di scuola pre-comunità. Ho avuto la soddisfazione di prendere il diploma di maturità di agrotecnico con il punteggio più alto della mia classe, ma sopratutto tra l'incredulità di professori della scuola media di Mel e genitori di alcuni dei miei vecchi compagni che sotto sotto non accettavano che quello che era l'emarginato alle medie fosse poi il primo della classe”.

Nuovi obiettivi

La scelta della scuola superiore non è stata casuale. “L'ho effettuata perchè da qualche anno, dalla Comunità Villa San Francesco, era nata la Cooperativa Arcobaleno '86 per l'inserimento socio-lavorativo di giovani in difficoltà personale, con deficit intellettivo medio-lieve, che avevano completato il ciclo di studi obbligatorio all'interno della comunità e che non avevano la possibilità di rientrare a casa. A quel tempo la cooperativa aveva l'ortofloricoltura come attività prevalente e io avevo scelto quella scuola nella speranza di poterci entrare”. Un obiettivo che Giancarlo riesce a centrare. “La speranza si è avverata grazie al conseguimento del diploma di maturità per me e di qualifica per mio fratello, grazie alla creazione di un corso organizzato dal Cif, ente gestore della comunità, che ha permesso di realizzare dei progetti che prevedevano la possibilità di creare nuovi posti di lavoro. Ho cominciato a occuparmi della produzione floricola. L'inserimento in cooperativa di due 'allievi' della comunità è stata una scommessa del direttore Aldo Bertelle, che ha dovuto far fronte allo scetticismo di più di un dirigente della cooperativa per il delicato passaggio. Credo di poter affermare che la sua scommessa sia stata ampiamente vinta”.


Educatore e laureato

Nel 2005 un'altra incredibile svolta. Proprio lui, che 18 anni prima era entrato con una situazione di disagio in comunità, viene scelto da don Aldo per coprire il ruolo di educatore. Da “allievo a maestro”. E' uno dei momenti più alti per la vita di Giancarlo, che nel 2006, per rispondere alle esigenze legislative che regolano le comunità di minori, si iscrive all'Università di Padova in Scienze dell'educazione. “Per me è stato un autentico salto nel buio, dato che arrivavo da una formazione prevalentemente scientifica. Però più andavo avanti e più mi appassionavo e nel dicembre del 2010 sono riuscito a prendere il diploma di laurea triennale, diventando il primo ragazzo della comunità a raggiungere questo traguardo”.

La “regia” del Signore

Ma se oggi Giancarlo è arrivato così in alto lo deve a una persona speciale che gli ha fatto conoscere Villa San Francesco. Ed è don Domenico Persico, parroco del suo paese. “E' stato lui a dire a mia madre di spostarci in comunità”. E la presenza di Dio in questo contesto è stata determinante. “Il mio cammino di fede, fatto sopratutto all'interno della comunità, lo ritengo fondamentale. Sono riuscito a rilanciarmi e a farmi accettare per quello che sono. Il Signore per me rappresenta un riferimento, una bussola di vita. Non c'è pensiero e decisione che non prenda prima di aver riflettuto su quali siano i confini entro i quali l'esempio cristiano ha fatto il proprio solco. E la sua presenza l'ho avvertita anche quando ho conosciuto Monica, con la quale mi sono sposato dieci anni fa. La presenza parallela del Signore e della comunità di don Aldo mi hanno 'accompagnato' in questa splendida conoscenza che mi ha donato due figli, Cristian di otto anni e Nicola di cinque”.


Tanti “pezzi” di mondo

Il Museo dei sogni a Feltre, presso la Cooperativa Arcobaleno '86, accoglie oltre 700 simboli in ricordo di personalità e avvenimenti di alto rilievo storico e umano internazionale, tra cui il pezzo di tegola bombardata dagli americani a Hiroshima, proveniente dal Museo commemorativo della pace, un pezzo del muro di Berlino, un frammento della casa di don Milani e di Paolo VI. E' stato ideato dagli operatori della Comunità Villa San Francesco. All'interno del museo esiste la sezione presepi mignon. Sono oltre 2mila, provenienti da 149 Paesi, moltissimi dei quali donati da nunzi apostolici e ambasciatori presso il Quirinale e la Santa Sede. Recente la raccolta di acque dal mondo: sono oltre 700 quelle giunte da laghi, mari, fiumi di tutti i continenti. Sgorgano notte e giorno da una grande anfora, contribuendo a far “galleggiare” le pietre. Tengono in vita i sogni di miliardi di persone nel mondo.

I lunedì di Casa Emmaus

Si sale su una delle colline dopo Feltre per 110 volte in cinque anni, provenendo da mezzo Veneto, anche appesantiti da pesi superflui, sonnolenze, alibi, maschere, bisacce, tornaconti e di sera, magari dopo giornate di lavoro faticoso. A farlo ogni lunedì sono in 100, dai cinque agli 87 anni e sanno che il “ladro nella notte” li aspetta fedele nella Casa Emmaus a Facen di Pedavena, la casa di accoglienza della Comunità educativa Villa San Francesco, gestita dal Cif (Centro italiano femminile) di Venezia.
Anzi sono loro che lo cercano il 'ladro' – spiegano da Casa Emmaus -, lo rispettano, molti lo amano, perchè oramai sono in confidenza con Gesù di Nazareth, 'ladro' delle nostre 'protesi' che spesso indossiamo per giustificare tanti vecchi e nuovi 'no-no', che ci impallinano e sbiadiscono le nostre vite, a volte poco cristiane e scarsamente plurali. Ogni lunedì c'è un esame da sostenere su un passo del Vangelo, un esame inusuale da superare assieme a Gesù”.
Il percorso di catechesi è quinquennale e unico nel suo genere. A fare da regista c'è il responsabile di Villa San Francesco, don Aldo Bertelle.


di Gelsomino del Guercio

FONTE: A Sua Immagine N. 104
3 gennaio 2015


Gran bella storia.... io la definirei la storia di una vera e propria "rinascita" quella accaduta a Giancarlo Ren, che dopo un inizio di vita molto difficile a causa di una situazione familiare complessa e delicata, che lo hanno portato ad avere tanti e variegati problemi, ha successivamente saputo riemergere splendidamente e prendersi tante belle gioie e soddisfazioni dalla vita, come quelle di realizzarsi nello studio, nel lavoro e infine di formarsi una bella famiglia. Certo, tutto questo probabilmente non sarebbe mai avvenuto se non avesse incontrato le persone giuste nei contesti giusti..... e se non avesse avuto tanta Fede e Fiducia in Dio, che certamente lo ha sapientemente guidato nel tortuoso percorso della sua vita, fino a condurlo a questi splendidi risultati, fino a trasformarlo da ragazzo asociale e problematico quale era all'inizio, ad essere un uomo realizzato, completo e felice. 
Una gran bella storia davvero, di quelle che fa veramente piacere conoscere e divulgare, perchè intrisa di Valori autentici, quali la solidarietà, la volontà, la Fede e l'Amore..... e quando si fonda la propria vita su questi Valori, i Veri Valori della vita, allora non si rimane mai delusi, allora tutto, in Bene, può veramente accadere.

Marco

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