mercoledì 26 novembre 2014

A 7 anni scrive un libro sull'amichetto malato e finanzia la ricerca che lo farà guarire


NEW YORK
– Chi trova un amico trova un tesoro? Per Jonah Pournazarian aver trovato un vero amico significa che potrà guarire da una malattia terribile che gli fa rischiare la vita. Il suo compagno di scuola, Dylan Siegel ha infatti scritto un libro sulla loro amicizia, e ha raccolto quasi un milione di dollari. Una cifra che permetterà di perfezionare la terapia genetica che potrà curare Jonah.

Jonah soffre di glicogenosi tipo 1B, una rara malattia metabolica che impedisce al suo corpo di utilizzare i propri depositi di zucchero. Se il bambino non mangia in continuazione, rischia l’ipoglicemia, e può cadere in coma. I genitori Lora e Rabin vivono nella costante paura di saltare uno dei dodici pasti che devono somministrargli, in forma liquida, direttamente con un tubo nello stomaco: “Ho il terrore di non sentire la sveglia delle tre del mattino” ha confessato la mamma.

Ma Jonah ha anche un caro amico sin dai banchi dell’asilo, Dylan. E quando Dylan ha sentito i grandi parlare disperati perché avevano saputo che i fondi per la ricerca su questa rarissima malattia erano finiti, ha reagito rimboccandosi le maniche: Voglio aiutare ha detto alla mamma sua, Debra, e a quella di Jonah. Lo ha detto anche al dottor David Weinstein, che cura Jonah e conduce la ricerca di una terapia genetica per correggere il difetto enzimatico di cui soffrono i bambini affetti da questa forma di glicogenosi. Tutti i grandi hanno guardato Dylan con affetto e comprensione e proposto che vendesse limonata durante l’estate, per raccogliere qualche centinaio di dollari.

Dylan aveva altre idee: “Voglio scrivere un libro” ha annunciato. E lo ha scritto. Si chiama “ChocolateBar”, perché l’amicizia con il compagno di scuola è per lui “stupenda come una tavoletta di cioccolata”.
Il libro è stato stampato dai genitori che lo hanno portato a scuola: le prime duecento copie sono andate esaurite nella prima mezz’ora. Da allora, era il 2012, il libro è stato ristampato innumerevoli volte, e venduto in tutte le scuole dei 50 Stati dell’Unionee in 42 altri Paesi del mondo. Ogni singolo centesimo ricavato dalla vendita viene consegnato allo “Shands Children Hospital” dell’Università della Florida.Oramai la possibilità di curare i bambini affetti da questo tipo di glicogenosi sta diventando realtà. Non è più un sogno” ha detto il dottor Weinstein alla stazione televisiva Abc. Ed ha ammesso: “Quando Jonah disse che voleva aiutare, sorrisi fra di me e dissi: si va bene. Beh, mi ha dato un bello shock!”.
Quando la grande avventura è cominciata, Jonah e Dylan avevano sei anni, ora ne hanno otto, e sono sempre amici per la pelle. E Dylan ha un messaggio per tutti i suoi coetanei: “Se sognate di fare qualcosa di giusto, fatelo. E’ possibile, ed è bello, come una tavoletta di cioccolata”.

di Anna Guaita

4 novembre 2014

FONTE: Leggo.it


Una storia splendida, di vera solidarietà, che ha come protagonisti due bambini, stretti da un fortissimo vincolo di amicizia fin dalla più giovane età. E bisogna proprio dire che spesso i bambini danno delle belle lezioni agli adulti..... e come dice il piccolo Dylan: “Se sognate di fare qualcosa di giusto, fatelo!”. E Dylan lo ha proprio fatto.... e con risultati al di sopra di ogni più rosea aspettativa.
Un grande esempio, che viene non da un adulto ma da un bambino, ma che nonostante la sua ancor giovane età, ha capito ben presto quali sono i veri Valori della vita.

Marco

venerdì 14 novembre 2014

Si chiama “Ruben” il sogno di Ernesto Pellegrini, un ristorante solidale per persone in difficoltà


Chi ha detto che una persona ricca o benestante debba necessariamente essere egoista? Che non possa essere generosa? Che non possa dedicarsi al proprio prossimo, sopratutto quello più povero e bisognoso? Forse molte di queste persone sono veramente così, ma non mancano di sicuro le lodevoli eccezioni, e questa storia, la storia di Ernesto Pellegrini ex presidente dell'Inter e imprenditore di successo, ce lo dimostra pienamente.

La maggior parte della gente certamente ricorda Ernesto Pellegrini per essere stato il presidente dell'Inter calcio nel decennio che va dal 1985 al 1994. Ma quest'uomo è stato ed è sopratutto un imprenditore nel campo della ristorazione collettiva, iniziando, dopo un periodo di gavetta, nel 1965 fondando l'Organizzazione Mense Pellegrini, un vero colosso nel settore della ristorazione collettiva, cui segue, nel 1975, la fondazione della Pellegrini S.p.A. e Pellegrini Catering Overseas S.A., un' azienda che opera in 7 paesi dell'Africa quali Angola, Camerun, Congo, Libia,Yemen, Mozambico e Nigeria. Entrambe fatturano 500 milioni di euro e danno da lavorare a ben 7500 persone.
Ma è nel dicembre del 2013 che Ernesto Pellegrini si lancia nel “socialmente utile” e costituisce la Fondazione Ernesto Pellegrini ONLUS, che si propone di aiutare le tante persone che si trovano in condizione di temporanea difficoltà economica e sociale.
Il primo “mattone” di questo importante progetto si chiama Ristorante “Ruben”, aperto ufficialmente il 27 ottobre scorso in Via Gonin 52 nella periferia ovest di Milano, e che offre 500 coperti su due turni, in cui un pasto completo ha il costo simbolico di un euro. I clienti sono tutti coloro che si trovano in una situazione di difficoltà, quindi senzatetto, disoccupati, separati, profughi, ex carcerati, parenti di persone malate in visita e persone con dei debiti. Il ristorante Ruben non è una mensa solidale, ma un vero e proprio ristorante milanese, per consentire a chi ne usufruisce di non sentirsi in alcun modo inferiore agli altri. L’obiettivo infatti è di far ritrovare dignità alle persone che vengono, fin dall’impatto visivo.

Ma perchè questo nome particolare, “Ruben”, da dare al proprio ristorante solidale? Tutto ha un suo “perchè”, e allora bisogna andare a ritroso nel tempo, alla giovinezza di Ernesto Pellegrini, quando il futuro imprenditore viveva con i propri genitori in una semplice cascina nella periferia di Milano assieme ad altre famiglie, per ridurre i costi dell'affitto. Intorno alla cascina tanti contadini lavoravano la terra, tra cui il contadino Ruben, proveniente da Cremona, che lavorava duro ogni giorno, con l'aratro, con la zappa, con le mani.... e che non possedeva nulla eccetto un letto di paglia nella stalla, tre chiodi nel muro come armadio e due cavalli per compagnia.
Nel 1962 la cascina viene demolita per costruire delle case popolari e la gente che l'occupava viene mandata via senza troppi complimenti. Agli inquilini, tutti poveri, compresi i Pellegrini che erano dei semplici ortolani, vengono assegnate un paio di stanze dove capitava, in città, ma nessuno pensò al povero Ruben, che si ritrova senza alloggio e finisce per andare a vivere in una baracca di legno. Ernesto Pellegrini, che all'epoca aveva 20 anni ed era un giovane come tanti altri, aveva da poco iniziato a lavorare alla Bianchi, ma lo stipendio era quello che era e serviva appena per far quadrare i conti in casa. Però pensava spesso al suo amico contadino e si era sempre ripromesso di aiutarlo, di trovargli un'occupazione e, appena messo da parte una certa somma, comprargli un appartamento. Si trattava soltanto di aspettare, di racimolare un po' di soldi e poi tutto si sarebbe sistemato. Ma purtroppo spesso la vita non attende nessuno e un giorno Ernesto Pellegrini legge sul giornale di un "Barbone morto assiderato nella sua baracca"! Era Ruben, proprio lui, il suo amico  contadino che Pellegrini non era riuscito a salvare!
Ma ora, dopo quasi 50 anni, l'ex presidente dell'Inter, in ricordo del suo vecchio sfortunato amico, ha deciso di aiutare tutti gli altri Ruben che ancora ci sono e che vivono ai margini della società senza che nessuno si accorga di loro.


«La Fondazione è un modo per ringraziare il buon Dio del tanto che ho avuto dalla vita. E ho voluto farlo partendo da quello che so fare meglio: ristorare le persone. Ruben ha lavorato per tre generazioni nella mia famiglia... Ruben non sono riuscito ad aiutarlo. Oggi però vorrei aiutare qualcuno dei tanti Ruben che vivono il loro momento di difficoltà e di disagio. Io ho sempre conservato nel mio cuore il ricordo di quell’uomo buono e lavoratore».

Parole splendide, di vera riconoscenza e gratitudine verso il buon Dio e nei confronti del vecchio amico contadino, mai dimenticato e rimasto sempre nel proprio cuore. E tanta voglia di dare, di donare, di “contraccambiare” per il Bene ricevuto durante la propria vita, così come dovrebbe essere sempre per tutti coloro che si trovano in una posizione privilegiata rispetto ai tanti altri che non hanno avuto altrettanto.
E anche questo è Amore.

Marco

martedì 4 novembre 2014

Bill e Glad, quando l' Amore supera ogni barriera


Prometto di amarti nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, ripongo la mia fiducia in te ora e per sempre!

Queste sono le parole che vengono pronunciate in ogni matrimonio.... ma sono più che semplici parole, sono una vera promessa d'Amore che lega i novelli sposi per tutta la vita. O almeno così dovrebbe essere.

Certamente questa promessa d'Amore Bill e Glad, quando l'hanno pronunciata, esattamente 50 anni fa, l'hanno presa molto sul serio e hanno continuato  a tenerne fede nonostante l'incedere degli anni e le vicissitudini della vita.
Il loro primo incontro iniziò quando Glad aveva appena 8 anni e suo fratello e Bill crebbero insieme divenendo grandi amici. E così, di conseguenza, anche Glad conobbe Bill divenendo sua amica. Lei amava stare con il fratello e Bill quando giocavano insieme, ma allora Bill non si dimostrava interessato a lei. Poi qualcosa cambiò quando Bill compì 17 anni e Glad ne aveva 16; la vide diversa, non più con gli occhi di un bambino, ma con quelli di un ragazzo.... e fu colpo di fulmine, sia pure con qualche anno di ritardo.

Bill racconta di ricordare il profumo dei capelli di Glad, come qualcosa di “particolare, davvero speciale”.
Bill l'andava a trovare ogni volta che poteva, in bicicletta, percorrendo 5 Km ad andare e 5 a tornare. E anche insieme amavano passeggiare in bicicletta, all'aria aperta, così come non persero questa abitudine quando arrivarono i loro figli, montando un seggiolino per i loro piccoli. Possiamo ben dire che la bicicletta è sempre stato un mezzo che ha legato indissolubilmente questa splendida coppia.

Attorno al 2004 Bill inizio a notare qualcosa di strano in Glad.... c'era qualcosa che non andava. A Glad venne diagnosticato il morbo di Alzheimer. Questo fatto però non turbò più di tanto Bill che, con intraprendenza e volontà, costruì una bike-chair, ovvero una bicicletta speciale che, al posto dei seggiolini per i bimbi, aveva una sedia a rotelle per la moglie, così da poterla portare con sé anche adesso, da malata, visto che con l'età e la malattia non avrebbe potuto seguirlo in nessun altro modo.

Bill non si limita solo a questo, ma si prende cura della sua Glad in tutto e per tutto: le lava i denti, le spazzola i capelli, la veste.
Lo considero un privilegio prendersi cura di una persona che ho amato per tutti questi anni, e che continuo ad amare.” Dice Bill.


Dio ci ha amato incondizionatamente, e so che Egli ha messo il suo amore nel mio cuore, e affinchè io realizzi quanto Dio ha amato, io devo amare ugualmente mia moglie. Glad ha fatto così tanto per me in questi anni, e io glielo devo, lo voglio. Lei è la mia principessa, io il suo William”.

In un epoca in cui le coppie e le famiglie si sciolgono con grande facilità, il loro è veramente un esempio meraviglioso. Questo è vero Amore, è l'Amore coniugale così come dovrebbe essere, oltre ogni limite di età, di salute, oltre ogni barriera.
Grazie Bill, grazie Glad, grazie di vero cuore.

Marco

Marzo 2014