mercoledì 27 agosto 2014

Bruno Serato, lo chef benefattore che cucina la pasta per i bambini poveri


Ci sono persone, uomini o donne, che danno un particolare lustro alla nostra bell'Italia nel mondo, ma più in generale danno lustro all'intera società in cui viviamo.
Questo è il caso di Bruno Serato, 57 anni, uno chef italiano originario del veronese (San Bonifacio) che più di trent'anni fa decide di trasferirsi negli Stati Uniti in cerca di fortuna, e la trova, perchè diventa titolare di un importante ristorante di Los Angeles, di grande successo. Una storia di successo quindi, una bella storia che tutto sommato però non si discosta molto da quella di tante altre persone che dal nulla sono riuscite a farsi strada e a diventare “qualcuno”.
Ma la storia di Bruno non è tutta qui, non si limita solamente a questo, ma va decisamente oltre..... quello che la rende speciale e per cui Bruno si è fatto conoscere negli States, come anche qui in Italia e in altre parti del mondo, è stata ed è la sua grande generosità e solidarietà nei confronti del prossimo, dei più bisognosi, tanto che nel 2011 Bruno viene inserito dalla Cnn tra i “Top 10 heroes”, le dieci persone (tra oltre 40mila selezionate) che, con il loro esempio e con il loro impegno nella vita quotidiana, cercano di cambiare (in meglio) il mondo.

La storia di Bruno


Come detto, Bruno Serato si trasferisce negli Stati Uniti 30 anni fa (con appena 200 dollari in tasca) e dopo lunga e impegnativa gavetta nei ristoranti del nuovo continente, (inizia come lavapiatti... e poi diventa chef), riesce a rilevare il ristorante di lusso Anaheim White House. Questo accade anche grazie alla fiducia del precedente titolare del ristorante che, nonostante le difficoltà finanziarie di Bruno, non ancora in grado di comprare il locale, con una semplice stretta di mano gli accorda fiducia perchè vede in lui una persona di grandi qualità, sicura, onesta e affidabile. Con grandi sacrifici e con tanta tenacia e competenza, Bruno riesce a far diventare il ristorante un punto di riferimento per tutta la città e inizia ad essere frequentato da personalità molto in vista, come politici, star del cinema e della canzone..... ed è tutt'ora così.

La svolta

Ma la vera svolta nella vita di Bruno avviene nel 2005, quando lui e sua mamma Caterina vengono invitati ad una festa di beneficienza al Boys & girls club, un centro americano che si occupa di bambini in difficoltà. Qui Bruno, ormai diventato uno chef famoso, entra per la prima volta in contatto con i “motel kids”, ragazzini che vivono in squallidi motel frequentati da tossici e prostitute, perchè figli di genitori poverissimi, spesso assenti, alcolizzati o disoccupati, che non hanno neppure i soldi per sfamarli, tanto che questi bambini sono spesso costretti a passare giorni interi senza toccar cibo o al limite sfamandosi solamente con quello che passa loro la scuola. Sua mamma Caterina, con la disarmante semplicità e carità che solo una mamma può avere, gli lancia un laccio: “Perché non prepari un piatto di pastasciutta per questi bambini che non hanno da mangiare”?
Bruno prende MOLTO sul serio la porposta di sua madre, e da questo momento in poi gli orizzonti della sua vita cambiano completamente.

Da quel 18 aprile 2005 Bruno Serato inizia a sfamare bambini indigenti di ogni età: “Ho iniziato con 10-20 piatti a sera e poi non mi sono più fermato – racconta Bruno - Ho creato una fondazione, il Caterina's club, cui ho dato il nome di mia madre, e oggi cucino tutti i giorni 300 pasti caldi gratis per altrettanti bambini.

Le cose comunque non sono state tutte rose e fiori perchè anche Bruno, con il suo ristorante, non è stato esente dalla crisi economica che ha investito gli Stati Uniti a partire dal 2009, con riduzione dei clienti, tavoli vuoti e conti da pagare.... ma non si è mai dato per vinto e ha continuato di tasca propria in questa opera di solidarietà fino da arrivare ad accendere un mutuo e a ipotecare anche la casa. Ma ecco che, quasi per incanto, personaggi famosi e la televisione si accorgono di lui e della sua storia, e in tanti iniziano a sostenerlo.
La Cnn eleggendomi eroe nel 2011 mi premiò con 50mila dollari - racconta Bruno – e la Barilla mi ha regalato tre tonnellate di pasta, che ora mi permettono di cucinare ogni sera per un anno
.

Nonostante i positivi riscontri della sua attività, Bruno Serato rimane con i piedi ben piantati per terra e fa professione di umiltà, invitando però le persone a dare il meglio di sé, sull'esempio delle parole di Papa Francesco: “Vorrei dire al mondo che tutti possono fare e dare molto per allentare sofferenze che derivano spesso da egoismo e gestioni economiche sbagliate. Io non mi sento un eroe, i veri eroi sono questi bambini che ogni giorno lottano contro la fame per sopravvivere. Aiutarli mi arricchisce dentro. Spero che in tanti mi seguano, soprattutto quei colleghi che parlando di food o giudicando ricette in tv fanno un mucchio di soldi. Anche questo è un paradosso! Basterebbe che usciti dal video dessero un loro piccolo contributo ai più poveri. Anche Papa Francesco sostiene che le piccole azioni possono portare a grandi traguardi. L'ho incontrato recentemente a Roma e mi ha dato un'emozione fortissima. È il pontefice che ci voleva, un modello per tutti. E anche la sua, di bontà, è contagiosa
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Bruno lancia anche un messaggio di speranza e di incoraggiamento ai giovani italiani, nella morsa della disoccupazione a causa della crisi: “Non abbattetevi.... anche se non avete un lavoro, anche se siete in difficoltà, non smettete di dare agli altri che hanno più bisogno di voi. Se ci guardiamo attorno vedremo molta gente che sta peggio di noi. Io dico ai giovani d'oggi di guardarsi attorno, di dare anche soltanto un sorriso, un abbraccio... che per un altra persona può significare moltissimo. E vedrete che lo riceverete di ritorno”.

Parole d'oro caro Bruno..... e come darti torto? E' proprio di esempi come il tuo, fatti di onestà, carità, fiducia, Fede e duro lavoro, che il mondo ha bisogno. Senza sentirsi dei “supereroi”, senza avere la pretesa di cambiare il mondo.... ma donando con Amore la propria piccola o grande goccia, quella che scava la roccia, quella che tocca i cuori delle persone e contribuisce a rendere migliore il mondo in cui viviamo. Grazie Bruno.

Marco


martedì 19 agosto 2014

Hunter Gandee, l'Amore di un fratello nella lotta alla paralisi cerebrale


L'Amore è quella forza travolgente che ti può portare a fare qualunque cosa. Quello tra Hunter e Braden Gandee, fratelli, è una di quelle storie che lo dimostra in pieno: uno, Hunter, 14enne forte e atletico, l'altro, Braden, più piccolo, malato e disabile. Due fratelli molto diversi quindi, ma le cui vite sono indissolubilmente legate fra loro.

Come prima cosa Hunter si impegna a scuola in una vendita di braccialetti per raccogliere fondi per il fratellino disabile, che gli frutta 350 euro. Ma questo è solo il primo passo: per attirare l'attenzione della gente e sopratutto di medici e dottori, su quella che è la grave patologia di cui è affetto il fratellino, la paralisi cerebrale, Hunter si carica amorevolmente suo fratello Braden in spalla e compie una lunga camminata di oltre 30 ore, per un totale di 65 Km, attorniato da tanta gente, come in un caldo abbraccio. E' il suo modo per rendere maggiormente visibile la condizione di suo fratello e per dire a tutti: sulla Terra ci sono anche loro, i disabili.... non dimenticatevi di loro!

Dopo ore di sole e di fatica, ma incoraggiati dalla folla, i due fratelli tagliano il traguardo che si erano prefissati, arrivando stanchi ma soddisfatti. La loro è stata una camminata dal sapore particolare e dal significato speciale. Qualcosa che va oltre la semplice “camminata”, qualcosa che va diritto al cuore della gente.

Marco

Giugno 2014



sabato 16 agosto 2014

Andrea Ravizza, il ragazzo che invia le paghette in Somalia

Inizio l'“avventura” di questo nuovo blog con una storia che mi ha particolarmente colpito, per la maturità, l'intraprendenza e la generosità del suo protagonista, una ragazzino 13enne che di nome fa Andrea Ravizza.


Solitamente quando si è bambini o ragazzini si hanno per la testa tante cose: gli amici, i giochi, la scuola, lo sport, le vacanze..... tutte cose che rendono questa fase della nostra vita particolarmente bella e spensierata, allegra e gioconda. Esistono però anche dei ragazzini che dimostrano una maturità fuori dal comune e una generosità d'animo che sorprende e meraviglia. Questo è appunto il caso di Andrea Ravizza, che dall'età di 6 anni ha rinunciato ai regali di compleanno e a quelli che di solito si ricevono in altre occasioni, come il Natale o l'onomastico, per destinarli all'ospedale regionale di Galkayo, una cittadina di 200mila abitanti in Somalia al confine con l'Eritrea.
Dice in proposito Andrea: «Tutto è cominciato quando mio papà Vinicio, che è un radioamatore, si preparava alla sua prima spedizione in Somalia. Per farmi capire dove si sarebbe recato mi ha mostrato un filmato dove ho visto le condizioni di vita dei bambini somali. Quell’anno chiesi di non ricevere giochi per il compleanno ma i soldi che avrebbero speso per comprarli. Ricevetti 100 euro. Portati in banca me li cambiarono in 130$ che mio padre portò con sé a Galkayo. Con quei soldi il dottor Jama prese un kit speciale per salvare un bambino idrocefalo. Da allora quel bimbo è il mio fratellino somalo».

Paghetta dopo paghetta, compleanno dopo compleanno, Andrea Ravizza è riuscito a raccogliere un piccolo patrimonio. E i suoi grandi e piccoli risparmi, raccolti dal 2006 a oggi, hanno salvato tante vite nell’ospedale di Galkayo. Ma Andrea non si è fermato a questo: il desiderio di riuscire a dare sempre di più, di raccogliere più fondi per i suoi piccoli amici somali è sempre maggiore e lo assorbe completamente. Riprende Andrea: «All’inizio ero un po’ perplesso, vedevo che tutti i miei amici avevano tanti giochi e mi guardavano con diffidenza per questo mio impegno che mi portava a non averne o comunque ad averne pochi. Ma quando ho visto le immagini del mio fratellino somalo guarito dalla malattia ho capito molto bene quanto fosse importante quello che facevo: ho capito che tante cose sono superflue e che i giochi ti danno felicità per 10 minuti o 10 giorni, ma rendere felici un altro bambino mi fa contento a vita».



I'impegno e l'abnegazione di Andrea verso chi è meno fortunato non è passato inosservato, tanto che per rendere omaggio al piccolo bergamasco si è mosso persino il Ministro della Sanità del Puntland, Ali Abdullahi Warsame, che – accompagnato dal neurochirurgo Mohamed Jama Salad, presidente della “Puntland Medical Association” – ha voluto insignire Andrea del titolo di “Ambassador of good will”. La singolare cerimonia si è tenuta nella scuola media Francesco Nullo di Stezzano (Bergamo), nella quale Andrea studia, dove è stato proiettato un filmato per mostrare ai compagni il piccolo grande “miracolo” reso possibile da Andrea.

«Abbiamo cominciato la sistemazione del reparto di Pediatria dell’ospedale regionale – scrive il neurochirurgo Jama Salad in una mail – e abbiamo usato i 600 euro che ha mandato Andrea (raccolti nel 2008): quando ho raccontato che un bimbo di Bergamo di circa 7 anni ha devoluto i soldi del suo compleanno ai bimbi dell’ospedale di Galkayo, Andrea è diventato una specie di eroe. Mi hanno chiesto la sua foto da mettere in una delle camere e da mostrare alle autorità nel giorno dell’inaugurazione del reparto rinnovato».

Questi sono i piccoli e grandi miracoli che scaturiscono dal cuore dell'uomo.... anche se questo è soltanto un ragazzo. Grazie Andrea


Marco